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È il momento di agire uniti

È il momento di agire uniti
Emma Bonino, ministro italiano del Commercio internazionale e delle Politiche comunitarie – Luogo di nascita: Bra (Cuneo)

09/11/07

Per intervenire efficacemente sulla scena mondiale, l’Europa deve acquisire spessore politico al suo interno ed affinare le sue capacità in politica estera. È l’opinione di Emma Bonino, ministro italiano del Commercio internazionale e delle Politiche comunitarie.

Durante il processo di integrazione europea, lo sguardo dell’Europa è stato prevalentemente rivolto a se stessa. Era necessario assicurare la pace all’interno delle sue frontiere. La prosperità economica è stata raggiunta grazie alla progressiva costruzione del mercato interno; insomma, non ci si è preoccupati troppo del mondo al di fuori. Migliorare le condizioni di vita significava sostanzialmente sviluppare i diritti civili e sociali.

Tuttavia, nel mondo di oggi, molto più globalizzato, non è più possibile portare avanti l’integrazione europea senza una decisa apertura al mondo esterno. La sicurezza dell’Europa – la versione moderna della pace in Europa – impone agli europei di intervenire sulla scena internazionale, in zone a rischio di conflitti, al fine di ridurre l’instabilità a livello mondiale. Analogamente, appare difficile garantire la prosperità economica senza affrontare nella loro dimensione mondiale i principali problemi, come le pratiche commerciali sleali, i fenomeni migratori e le questioni ambientali. Oggi il miglioramento delle condizioni di vita è strettamente legato al mantenimento e alla riforma del cosiddetto “modello sociale europeo”, che deve essere adattato alla globalizzazione. Le ripercussioni si fanno sentire su tutta una serie di questioni: dalla capacità delle nostre università di attirare i migliori ricercatori a livello mondiale, alla necessità di garantire la competitività delle nostre aziende al di fuori dei rispettivi mercati nazionali, affinché possano creare un numero maggiore di posti di lavoro di qualità in Europa.

L’Europa deve riuscire a parlare con una sola voce

L’Europa di cui abbiamo bisogno è un’unione più forte e visibile, che possa essere artefice di cambiamenti e di stabilità sulla scena mondiale. Per realizzare una simile Europa dobbiamo proseguire sulla strada dell’allargamento dell’UE alla Turchia e ai Balcani occidentali, al fine di completare il processo di riunificazione. Al tempo stesso, tuttavia, abbiamo bisogno di un’Europa che parli con una sola voce: in particolare è ora che a parlare per l'Europa siano dei leader europei anziché dei leader nazionali che si esprimono a nome dell’Europa. La strada è ancora lunga e gli ostacoli da superare vanno al di là dell’attuale stallo sul trattato costituzionale.

A breve termine, la creazione di un ministro europeo degli Affari esteri, la nomina di un presidente permanente dell’UE e l’istituzione di una vera diplomazia europea sarebbero certamente dei progressi. Ma questi andrebbero visti come ulteriori passi avanti verso un’UE più forte e non come obiettivi in sé. E ciò vale anche per il trattato costituzionale nel suo complesso.

Maggiore spessore politico

Perché l’UE possa parlare con una sola voce ed intervenire sia all’interno che all’esterno dei confini dell’Europa, l’integrazione europea dovrà andare oltre la riforma istituzionale. In ultima analisi, quello di cui abbiamo bisogno è una vera comunità politica, basata su un impegno comune e rinnovato a crescere e prosperare insieme. La comunità politica è necessaria perché abbiamo bisogno di un governo europeo multinazionale legittimo se vogliamo un ministro degli Esteri europeo dai pieni poteri o un presidente dell’UE che siano più che semplici negoziatori o figure di rappresentanza. Abbiamo bisogno di un governo europeo che sia direttamente responsabile davanti ai cittadini europei e non solo davanti ai cittadini degli Stati membri. E la differenza non è puramente semantica.

Col tempo, la governance dell’UE ha sviluppato un sistema di pesi e contrappesi che si applica a tutti i suoi principali soggetti. Questo sistema non consente però ai cittadini europei di comprendere “chi fa cosa” e chi è in fin dei conti responsabile dei risultati delle scelte politiche. A lungo termine, l’Europa dovrà modificare il proprio sistema di governance e diventare più trasparente per i cittadini; per farlo dovrà integrare alcuni degli elementi che caratterizzano le grandi democrazie nazionali che si sono consolidate nel mondo. I cittadini dell’UE devono poter scegliere chi li governerà collettivamente, in quanto cittadini europei e non solo in quanto cittadini di uno Stato membro dell’UE.

Non è qualcosa che avverrà in tempi brevi. Attualmente i leader europei sembrano incapaci di trovare una posizione comune persino su riforme molto meno rivoluzionarie, ma è necessario avanzare.

Riforma istituzionale

Se vogliamo che l’UE possa assicurare la pace, mantenere la stabilità, promuovere la prosperità economica e garantire il nostro stile di vita nei prossimi 50 anni, è necessario che sia in grado di agire come una potenza normativa e come un attore di primo piano sulla scena internazionale. Questo richiederà una riforma istituzionale, a breve termine, e la nascita di una vera comunità politica, guidata da un governo europeo legittimo e direttamente responsabile, a medio e lungo termine. La prima non può prescindere dalla seconda. Sarebbe irrealistico pensare che le riforme istituzionali siano sufficienti a far nascere una comunità politica di dimensioni europee. Dobbiamo agire sui due fronti simultaneamente, e farlo ora, altrimenti il prezzo da pagare potrebbe rivelarsi estremamente elevato e tradursi addirittura nella disgregazione dell’Europa. Né lo status quo, né una via di uscita dall’attuale situazione di stallo sulla base di un compromesso intergovernativo minimo escluderebbero automaticamente il rischio di fare passi indietro. E allora, che cosa significa concretamente “agire ora”?

Ho due proposte specifiche, una per ciascuno di questi due obiettivi complementari: le riforme istituzionali (a breve termine) e lo sviluppo di una comunità sociale, culturale e politica di dimensioni europee (a lungo termine). La prima proposta è la seguente: adottare quanto prima tutte le disposizioni del trattato costituzionale che possano accrescere la capacità dell’UE di agire a livello internazionale.

Penso in particolare all’istituzione di una vera diplomazia dell’UE e alle cariche di ministro degli Affari esteri e di presidente dell’UE, ma anche a tutte le altre misure che potrebbero accrescere significativamente la capacità dell’Unione di difendere i propri interessi a livello internazionale. Ad esempio, è certamente necessario che l’Europa si doti di una vera e propria politica energetica comune.

La seconda proposta riguarda il futuro dell’Europa e vuole essere un contributo allo sviluppo del progetto europeo nei prossimi decenni. Va oltre l’attuale dibattito costituzionale ed intende contribuire a far nascere la prima generazione di cittadini veramente “cresciuti in Europa”, sviluppando un senso di identità e di appartenenza ad una comunità paneuropea. Il progetto a cui penso è l’Erasmus – il programma dell’UE che negli ultimi 20 anni ha permesso a più di 1,2 milioni di studenti europei di compiere una parte dei loro studi all’estero. Per tutti questi giovani europei, l’Erasmus è stato una vera esperienza di vita, che ha dato loro la possibilità di vivere in un altro paese europeo, di allargare gli orizzonti e di sviluppare un senso di appartenenza ad una comunità più ampia.

La forma più solida di cittadinanza europea è quella che si costruisce gradualmente, a partire dalla base.

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