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Governance e sviluppo

L'Unione europea (UE) propone un'impostazione più pragmatica in materia di sostegno alla governance nei paesi in via di sviluppo, basata sul dialogo e il rafforzamento delle capacità. Essa insiste sull'assenza di un'unica soluzione e propone un'impostazione differenziata, in funzione della specificità di ogni paese.

ATTO

Comunicazione della Commissione al Consiglio al Parlamento europeo e al Comitato economico e socialedel 20 ottobre 2003 - Governance e sviluppo [COM(2003) 615 def. - Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale].

SINTESI

La presente comunicazione intende definire una serie di risposte adattate ai vari contesti per:

  • sviluppare la capacità delle istituzioni e favorire un maggior coinvolgimento dei paesi partner nella formulazione e l'attuazione di programmi e di riforme pertinenti;
  • garantire sinergia e coerenza tra le diverse politiche ed i diversi strumenti dell'UE in questo campo;
  • garantire la complementarità ed il coordinamento tra i diversi donatori;
  • contribuire alla tutela dei diritti umani e alla promozione della democrazia, del buon governo e dello stato di diritto.

La comunicazione insiste sul fatto che non esiste una soluzione unica e raccomanda un'impostazione su misura in funzione delle specificità di ogni singolo paese in via di sviluppo, distinguendo così tre tipi di situazioni: i partenariati efficaci, i partenariati problematici e le situazioni postconflitto. Gli orientamenti politici devono quindi essere messi a punto secondo prospettive diverse, in funzione dei tre diversi scenari.

I partenariati efficaci

Come la maggior parte dei donatori, la Commissione appoggia innanzitutto i paesi che ottengono buoni risultati per rendere più efficace l'aiuto. Nei partenariati efficaci i governi si impegnano a favore di obiettivi di sviluppo e di buon governo, nel quadro definito in ambito internazionale. Anche se le capacità istituzionali sono limitate, si tiene in considerazione l'impegno politico assunto nel processo di riforma.

Gli interventi prioritari devono comportare:

  • il dialogo costante ed efficace con il paese;
  • il consolidamento della governance democratica, la partecipazione dei cittadini e l'accesso alla giustizia;
  • la tutela dei diritti umani;
  • il miglioramento della trasparenza, della responsabilità e dell'efficienza delle istituzioni pubbliche;
  • il miglioramento della capacità della società civile di partecipare ai processi di elaborazione delle politiche e ai relativi dibattiti.

La comunicazione cita l'esempio dei paesi della regione mediterranea, di alcuni paesi africani, nonché dei paesi dell'Europa orientale e dell'Asia centrale.

I partenariati problematici

La Commissione fa notare che i donatori non dovrebbero abbandonare i partner più difficili, caratterizzati da uno scarso impegno da parte del governo a favore della riduzione della povertà, dello sviluppo sostenibile e del buon governo. In questi casi talvolta la cooperazione allo sviluppo è parzialmente o totalmente sospesa. Le popolazioni di questi paesi sono particolarmente vulnerabili e non dovrebbero pagare per il cattivo comportamento di chi li governa. Isolando questi paesi si rischia di favorire l'estremismo ed il terrorismo, senza parlare di eventuali ripercussioni regionali. Lasciare andare alla deriva un paese renderà ancora più difficile e costoso il rilancio di un processo a lungo termine. Tutti questi elementi non sono a favore di un ritiro totale da questi paesi. I donatori devono quindi cercare dei punti di accesso e degli approcci in materia di cooperazione, per affrontare a fondo questi problemi, che trovano spesso origine nel malgoverno radicato nella povertà.

Gli interventi prioritari devono comportare:

  • gli aiuti umanitari e alimentari;
  • il sostegno alle attività realizzate dalla società civile;
  • il dialogo con le autorità per esplorare le misure da adottare per fare evolvere la situazione verso un partenariato più efficace;
  • le iniziative politiche a livello internazionale o regionale intese a risolvere definitivamente le difficoltà o la crisi.

La comunicazione cita l'esempio della Corea del Nord, dell'Angola e del Bangladesh.

Le situazioni postconflitto

In molte situazioni di postconflitto, si constata che le istituzioni statali non funzionano o addirittura non esistono. I paesi che escono da un conflitto sono spesso inclini a riaprire le ostilità. Secondo le stime, il 50% dei paesi appena usciti da un conflitto sono paesi belligeranti in potenza. In questa situazione è necessario un impegno rapido dei donatori.

Gli interventi prioritari devono comportare:

  • l'identificazione delle cause profonde del conflitto e la volontà di apportare una risposta;
  • l'attuazione di un processo di riconciliazione;
  • l'attuazione di un collegamento tra aiuto d'urgenza, risanamento e sviluppo a lungo termine;
  • un aiuto umanitario neutro.

La comunicazione cita l'esempio del Guatemala e del Ruanda.

Dialogo sulla governance: elementi fondamentali

Numerosi sono gli strumenti disponibili per rafforzare la governance nell'ambito della riduzione della povertà e della promozione dello sviluppo sostenibile: gli aiuti umanitari, il sostegno allo sviluppo istituzionale nei settori dei trasporti, della salute o dell'istruzione, le riforme amministrative e la lotta alla corruzione, il coinvolgimento dei paesi nei programmi di riforma, il mantenimento della pace e della sicurezza, la promozione dei diritti umani, la promozione della partecipazione della società civile, la promozione del commercio e il sostegno di bilancio.

Basandosi sui risultati positivi del dibattito con il Consiglio ed il Parlamento europeo, la Commissione trasformerà questi principi politici in orientamenti e compilerà un manuale per aiutare le delegazioni a gestire in modo coerente i programmi di cooperazione dell'UE in materia di governance.

Quadro generale

In questi ultimi dieci anni il sostegno in materia di governance è diventato uno strumento essenziale degli aiuti allo sviluppo, e viene integrato nei programmi di cooperazione della Commissione.

Si tratta di un concetto dai molteplici aspetti. Nonostante la mancanza di una definizione chiara della governance, questo termine indica in generale gli elementi all'origine dei legami sociali: le leggi, i processi ed i comportamenti attraverso i quali si organizzano gli interessi, si generano le risorse e si esercita il potere nella società. La qualità del buon governo dipenderà quindi spesso dalla capacità di uno Stato di fornire ai cittadini quei servizi essenziali che permettono di ridurre la povertà e di favorire lo sviluppo.

L' accordo di Cotonou comporta un impegno in termini di buon governo e rappresenta quindi un utile riferimento per gli altri accordi tra l'UE ed i paesi terzi. parte di questo processo il dialogo regolare e la partecipazione degli attori non statali.

ATTI COLLEGATI

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - La governance nell'ambito del consenso europeo sulla politica di sviluppo: verso un approccio armonizzato in seno all'Unione europea [COM(2006)421 def. - Non pubblicata nella Gazzetta ufficiale].

Ultima modifica: 14.12.2007

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